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Nel V° cerchio è la palude Stige, di che Flegias è nocchiero; dentro essa, sopra acqua, gli irosi che straziano percuotendo d’ogni modo sè stessi, e sott’acqua gli accidiosi nel fango1. E fra i primi è Filippo Argenti, pur disprezzato ed odiato nimico dell’autore2.
Il VI° cerchio e i tre inferiori sono chiamati la città di Dite, da tal nome pur dato a Belzebù. Qui s’aggravan le colpe e i tormenti, e qui incomincian le fiamme. L’ingresso per la porta della città è proibito a Dante dalle tre furie che lo minacciano del volto di Gorgona; e Dante è prima difeso da tal vista per le mani stesse di Virgilio postegli dinanzi agli occhi, e poi introdotto per intervenzione d’un messo dal cielo od angelo, che viene e vince altieramente. E tutta questa contesa, questa nuova e massima difficoltà a progredire giu per l’inferno, a continuare il Poema, è descritta così
- ↑ Gli argomenti e commenti non sogliono porre nel V° cerchio se non gli irosi. Ma vedesi nel Canto VI, 117, che colle parole Ed anche vuo’ , distingue gli irosi che stanno a galla, da altri peccatori fitti nel limo (verso 121), che si vedono esser gli accidiosi dal verso 123.
- ↑ Canti VII, VIII.