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accennati i dubbii, le interruzioni al Poema. Volgesi egli al suo duce Virgilio, e gli rappresenta, che potè sì scendere all’inferno Enea, padre di Roma, prestabilita sede de’ papi; e scèsevi San Paolo, il vas d’elezione; ma egli non è da comparare all’uno o all’altro, e teme sia follia il suo ardire. Allora Virgilio, per incorarlo, gli apre come sia stato mandato egli stesso in ajuto a lui. Narra in versi divini, che dal Limbo ov’era egli, fu chiamato da Beatrice, Loda di Dio vera, beatitudine, cognizione di Dio; mossa essa da Lucia o la fede, mandata questa da una donna superiore, che non può essere se non Maria Vergine, Maria a cui Beatrice e poi Dante ebbero tanta e sì dolce divozione. Adunque perchè sgomentarsi? perchè, protetto da tre tali donne nel paradiso, ancora restare? E riconfortato, Dante si mette di nuovo in via col duce suo.
Tale è quella introduzione al Poema; la quale insufficientemente interpretata, fu talora dagli stessi interpreti vituperata come inestricabile, e da’ leggitori oltrepassata sovente con ribrezzo e con fretta di giugnere a più chiare bellezze; ma che meglio spiegata oramai per gli ultimi studii di varii critici e biografi, parrà sempre principio