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di Valois, che già minacciava Firenze nel 1300; e l’avarizia è quella de’ Guelfi, che chiamansi Lupi in tutto il Poema. Così intese le tre fiere, ogni parola, ogni sillaba, non che intendersi, è fonte di bellezze. Tutte tre s’oppongono alla salita di Dante al monte rischiarato; ma la Lupa, la parte guelfa, è quella che gli dà la maggiore e l’ultima noja. Allora gli s’affaccia Virgilio, rappresentante della Poesia, anzi del pensiero stesso del Poema; il quale l’ammonisce, che per tal via diretta non gli riuscirà mai di salire al monte, impedito che sarebbe dalla Lupa; predice le malvagità e le vicende di questa, cioè di parte guelfa, finchè ella non sarà vinta da un Veltro, cioè un ghibellino dell’Italia meridionale, che certo volle dire Uguccione a cui è dedicata la Cantica. Adunque, continua Virgilio, gli è mestieri prendere altra via. Torni al pensiero del Poema; scenda con esso all’inferno, al purgatorio; salirànne egli poscia con un’anima più degna al paradiso. E a ciò consente Dante animoso, dandosi tutto a Virgilio, al Poema.
Ma essendo già passata la prima giornata e cadendo la notte, Dante si sgomenta; e sono quindi