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quella guisa che tentarono di fare altri poeti ed amatori di altre amate immagini, benchè non riuscisse a ciò niuno di essi come Dante. E non che scemarne, se n’accrescono le bellezze di tutto il Poema.

Siccome poi, Beatrice è a un tempo Beatrice e questa cognizione o beatitudine di Dio (imperciocchè il nome stesso di sua donna dovette ajutar Dante a tutte queste trasformazioni od esaltazioni di lei), così poi il Virgilio del Poema, certo è prima Virgilio vero, e quindi la poesia; e il sole è la scienza teologica; e via via. E tutto il Poema, dal principio al fine, è pieno di tali allegorie, quasi tutte belle, alcune mediocri, alcune (concediamolo pure) inutili, intralciate, oscure e cattive. Ma è delle bellissime, senza dubbio, quella prima o massima del Poema, troppo mal intesa sovente, per non averla voluta intendere polisensamente, ed in relazione alla vita dello scrittore; e che intesa così, secondo la mente e la natura dell’autore, è anzi introduzione opportunissima e necessaria in un’opera di cui esso scrittore si fa protagonista; è sunto, rassegna, storia retrospettiva di tutta la vita intellettuale di esso. Questo modo