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anni 2265-1264 47

Carlo, che vi mandò d’anno in anno un suo vicario. Poscia addì 16 e 17 aprile 1267 furono cacciati i Ghibellini; nell’agosto seguente vennevi di passaggio re Carlo, e vi fu dal Comune «onoratamente presentato, e con pallio e armegerie trattenuto».1

Ma nel medesimo anno risorsero, benchè per poco, le speranze de’ Ghibellini. Sopravviveva in Germania, negletto, impoverito, quasi abbandonato e appena pubere, Corradino figliuolo di Corrado IV, nipote di Federigo II, ultimo rampollo di quella grande schiatta di Svevia, così cara a’ Ghibellini, così temuta dai Guelfi, così ammirata da tutti. Fanciullo fino allora, avea dovuto lasciarsi usurpare il trono di Puglia da Manfredi, il bastardo suo zio; ma ora adulto nol voleva lasciar a Carlo d’Angiò suo nemico. Venduti tutti i restanti beni paterni, e raccoltone un’oste di 10,000 uomini, che non potè poi mantener tutta, scese in Italia sul finir del 1267; s’accrebbe d’ajuti ghibellini, da Pisa principalmente; venne a questa, e poi a Roma; ed entrato nel Regno, s’accozzò col rivale addì

  1. Dino Compagni Rer. It. ix.