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dal nostro, già lontano dal fonte primitivo e più poetico. Non sarebbe, se non innalzandoci dalla volgare alla più antica significazione della parola di poesia, e tal chiamando non solamente la divinazione, ma ancora la rivelazione delle cose divine, che noi troveremmo una poesia ancora più sublime di gran lunga che non tutte queste, ma una poesia che appunto in tale incomparabilità porta seco una delle prove di sua origine sovrumana.

Nè fra i tre, Dante è solamente il più sublime, ma ancora il più amabile poeta. Cantarono gli altri due per estro, per gloria, e fors’anche pel vitto; cantò Dante per amore, e per uno dei più gentili che sieno stati mai. Concepito prima il Poema in un’ambascia d’amore, sviluppatosi in un sogno, e confermato da un voto d’amore, lasciato all’allontanarsi, e ripreso otto anni dopo in un ritorno ad amore; trenta e più anni dura in quella mente, in quel cuore sì memore; e vi si trasforma, si rinforza e s’innalza sempre più, finchè, sciolto il voto, compiesi insieme l’opera e la vita del felice Poeta. Quì la storia è più elegante che ogni opera d’arte, più romanzesca che ogni romanzo;