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accarezzando le proprie ripuliture, van ripetendo che lo stile è tutto l’uomo. Ma anche nello stile, Dante si dee dir sommo; dovendosi ai molti passi minori o cattivi della Commedia opporre le bellezze tanto più frequenti. A chi, poi, volesse anzi opere meno ricche di bellezze, ma meno guaste di difetti, nulla sarebbe a rispondere, se non che varii sono i gusti, le ammirazioni, le voluttà intellettuali degli uomini. Ancora, noi seguiamo qui il gusto della patria, della età nostra; chè da quando Dante mandava la prima Cantica ad Uguccione, fino al dì d’oggi, non mai fu il Poema così sparso nè così letto o studiato di gran lunga; tanto che, ora solamente, si può dire, essersi fatto Dante popolare in Italia, come fu Omero in Grecia, od è Shakespeare fra i popoli di lingue germaniche. Lo stesso studio presente, qualunque sia, altro non è, se non un effetto di quella medesima popolarità, l’andar perduto d’uno tra la folla de’ coetanei.
Tutti e tre questi sommi hanno comune quella mescolanza di alcuni difetti fra molte virtù. Figli tutti e tre di etadi appena uscenti di barbarie, traggono quindi le loro virtù giovanili,