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lui, poco è da aggiungere. L’autenticità di essa fu combattuta, è vero, da un uomo letteratissimo; ma gli fu risposto da uno non minore; e a mettersi in tal questione sarebbe necessario un volume; ondechè, chi si contenti dell’opinion mia, tenga pur questa come una delle meno incerte cose della vita di Dante; e chi dubiti, ricorra ai combattenti1. Una sola difficoltà io trovo ne’ fatti ivi narrati, ed è quella della dedica del Paradiso a Federigo re di Sicilia; non solo perchè tal dedica fu poi fatta non a lui ma a Cangrande della Scala (mutazione che sarebbe spiegabile in mille modi), ma perchè questo medesimo Federigo è vituperato nel Convito e nel Volgare Eloquio2, scritti poco prima di quest’epoca; e poi nel Purgatorio3 e nel Paradiso4, scritti dopo: onde non pare probabile, che Dante volesse far tale onore a chi così disprezzava prima e dopo. Ma notisi bene, tolta la lettera, non sarebbe tolta la difficoltà

  1. Vedi principalmente l'Antologia di Firenze, anni 1826 e seguenti.
  2. Vulg. Eloq. Lib. I, Cap. 12.
  3. Purg. VIII, 119.
  4. Parad. XIX; 130, XX, 63.