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serbiate di me più ferma memoria. Ed avendomi porto un libretto, ed io con gratitudine accettatolo in grembo, l’aprii ed in presenza di lui vi affissi gli occhi con affetto. Ed avendo veduto ch’eran volgari le parole, e mostrando in certo modo di maravigliarmi1 egli mi domandò la cagione di tal sostare. A cui io risposi maravigliarmi di tal qualità di sermone; sia perchè difficile, anzi inimmaginabile mi pareva ch’egli avesse potuto esprimere in volgare un assunto così arduo; sia perchè non conveniente parevami vestir tanta scienza in abito popolare. Secondo ragione tu pensi certamente rispos’egli e quando da principio (mosso forse dal Cielo2) il seme infuso germinò a tal proposito, io prescelsi a ciò sua legittima favella.

  1. Tal maraviglia mostra che se i primi canti erano conosciuti, erano quelli scritti già in latino.
  2. L’Autore del Veltro attribuisce la parentesi al Frate; ma parmi compresa nelle parole di Dante, che fin dalla Vita Nova esprime questo medesimo pensiero.