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ma lo stesso comando di Dio ci proibisce di lasciar oziose le grazie che sieno a noi concedute.Imperiocchè Dio e la natura condannano l’ozio, e dannasi al fuoco quell’albero che nega frutte in sua stagione. Or questo che è qui detto della produzione dell’interno tesoro, da niuno italiano sembra essere stato sì bene osservato fin dalla puerizia, come da quest’uomo, la cui opera colle esposizioni da me fatte intendo qui indirizzarvi. Chè (secondo io intesi da altri ed è mirabile) già prima di sua pubertà tentò dir cose non più udite; e (più mirabile ancora) quelle cose che appena in latino si possono da’ migliori spiegare, egli si sforzò di chiarirle in volgare. In volgare dico, non semplice, ma musicale. E per lasciare le lodi di lui alle di lui opere, dove più chiare senza dubbio appariranno ai sapienti, io vengo brevemente al proposito.

Ecco dunque che intendendo quest’uomo d’andare alle parti oltramondane, e facendo transito per la diocesi di Luni1 sia per devozione

  1. Da queste parole l’A. del Veltro arguisce che Dante pochi giorni si soffermasse in Lunigiana e così che venisse di fuori.