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La qual menzione non necessaria là, ma evidentemente cercata ad onore, non può non far pensare, che anche con questa marchesa Malaspina, e forse collo stesso marito di lei Moroello, il Vapor di Valdimagra, avesse Dante famigliarità ed amicizia; potendo forse più che lo spirito di parte, in uno la liberalità nativa di quel sangue, e nell’altro la larghezza di sua gratitudine a tutta quella schiatta. Ma non si confonda mai, come altri fece, questo Moroello di Manfredi, lo zio e il Vapor di Valdimagra, col nipote di lui Moroello d’Obizzino, per cui Dante firmò la pace del 1306, presso cui ospitava e scriveva il Poema nel 1307, mentre lo zio era podestà di Pistoja. Quanto poi alla dedica del Purgatorio, che vedremo fatta da Dante a un Moroello Malaspina, dubiti chi vuole tra i due, allegando in pro dello zio, essere stato più illustre: io sto pel nipote, allegando che le dediche d’un Dante non sogliono farsi al più illustre, ma al più caro, al più benefattore; e che tale fu a lui più probabilmente il nipote.