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liberavano quindi dalle pastoje della lingua latina, e quinci anche da ogni soggezione al proprio dialetto. Dirà forse taluno, che nello scuotere cosi ogni freno, Dante si procacciò non solo libertà, ma licenza. Ma dicasi quel che si voglia della teorica di lui, ella gli sarà da tutti perdonata, grazie alla pratica che ne fece. E del resto, tutti i grandi sono così, e valgono più in questa, che in quella. A loro, gli esempi da seguirsi; a noi minori la ricerca, le distinzioni delle regole, da desumersi più dai lor fatti che dai lor detti. La Divina Commedia è fiorentina senza esclusione, senza pedanteria. E chi scrive così, scriverà sempre bene, qualunque sieno le teorie.

Nè era Dante solamente scevro di quella pedanteria che sta nel modo di scrivere: ora l’abbiamo