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Del resto, tutte le questioni dette, sono trattate nel primo libro del Volgare Eloquio; il più importante così per la storia della nostra lingua, per la vita e le opinioni di Dante. Continua egli nel secondo con meno amore, od anzi con istanchezza dell’assunto suo. Cerca prima, per quali persone e di quali cose abbiasi a scrivere nel volgare illustre1. Lasciate le prose, tratta delle tre forme di poesie volgari allora usate; i sonetti, le ballate e le canzoni: dice che in queste, siccome più degne, deve usarsi quel volgare2; e quindi a queste restrignendo l’argomento, per dieci capi tanto vi s’interna3, che alfine vi si perde; e lascia evidentemente incompiuto questo stesso libro dello stile tragico od altissimo, ed intentati i due altri, che doveano seguire, degli stili elegiaco e comico4. Vedesi quindi, che, come il Convito, cosi pur serve questo scritto all’interpretazione dell’opera grande di Dante, e specialmente del titolo di Commedia dato ad