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immortale col mortale è mischiato; ma vedemolo per fede perfettamente; e per ragione lo vedemo con ombra d’oscurità, la quale incontra per mistura del mortale coll’immortale. E ciò dee essere potentissimo argomento che in noi l’uno e l’altro sia; ed io così credo, così affermo, e così certo sono: ad altra vita migliore dopo questa passare, là dove quella gloriosa donna vive, della quale fu l’anima mia innamorata"1.
Il terzo Trattato espone la seconda Canzone in lode della donna, suo secondo amore, tramutata ora in filosofia; e mi sembra aver tutti i difetti e non le sparse bellezze del secondo. Ciò che v’ è di più importante per la storia degli amori di Dante, già fu da noi desunto a suo luogo. Osservabilissimo è, poi, il quarto Trattato per una nuova cavillazone sovrapposta all’altre. "È da sapere, che Federigo di Soave, l’ultimo imperadore delli Romani (ultimo dico per rispetto al tempo presente, non ostante che Ridolfo e Adolfo e Alberto poi eletti

  1. Con. Trat. II, Cap. IX, p. 90