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alcuna ragione. Che se tutti fossero ingannati, seguiterebbe una impossibilità, che pure a ritrarre sarebbe orribile. Ciascuno è certo che la natura umana è perfettissima di tutte le altre nature di quaggiù; e questo nullo niega, e Aristotile l’afferma, quando dice nel duodecimo degli Animali, che l’uomo è perfettissimo di tutti gli animali. Onde, conciossiacosachè molti che vivono interamente siano mortali siccome animali bruti, e sieno sanza questa speranza tutti mentreche vivono, cioè d’altra vita, se la nostra speranza fosse vana, maggiore sarebbe lo nostro difetto che di nullo altro animale, conciossiacosachè molti sono già stati che hanno data questa vita per quella. E così seguiterebbe che ’1 perfettissimo animale, cioè l’uomo, fosse imperfettissimo, ch’è impossibile; e che quella parte, cioè la ragione, che è sua perfezione maggiore, fosse a lui cagione di maggiore difetto, che del tutto pare diverso a dire. E ancora seguiterebbe, che la natura contro a sè medesima, questa speranza