Questa pagina è ancora da trascrivere o è incompleta. |
ciò che vorranno della verità di tal commento. Dico sì che lo scrittore esponendo separatamente il senso litterale ed allegorico di ogni canzone, è chiaro, bello e buono quasi sempre nella prima esposizione, oscuro, tirato, intralciato e contraddicentesi nella seconda; che il libro finito qual’è per le tre canzoni dette fin dall’anno 1304, fu poi dall’autore ne’ 17 altri anni che visse, abbandonato probabilmente come non buono a finirsi; e che chi voglia credere a lui in questo libro così abbandonato non avrebbe a creder poi all’altro principalissimo suo, fatto e finito con amore sino al fine, nè ai rimproveri di Betrice, nè alla confessione di Dante per li suoi errori; rimproveri e confessione che hanno là suggello di sincerità e spontanietà, tanto più che non qui queste stirate scuse. Certo io prescelgo credere al Poema. Del resto, non si vuol apporre a Dante una determinata intenzione d’ingannare. Egli dice fin da principio "che non intende in alcuna parte derogare" alla Vita Nova1; non dice che il senso allegorico sia unico, ed anzi incomincia ad esporre
- ↑ pag. 6.