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più tardi; e risulterà anche più chiaro dall’esame dell’opera stessa, strana, puerile e da principiante nella forma, perchè pur vi risplendano di tempo in tempo tali pensieri da non disgradarne l’autore della Divina Commedia.
I lettori avranno, spero, a memoria quella gentildonna pietosa di cui Dante poco dopo la morte di Beatrice s’innamorò e poi si diasmorò "cacciando questo mal pensiero e desiderio" e di nuovo rivolgendo tutti i suoi pensamenti alla "gentilissima Beatrice"1. Rammenteranno, che alcuni versi per questa gentildonna furono posti da Dante nella stessa Vita Nova. Ma oltre quelli, ei ne fece non pochi altri per lei; fra gli altri le tre canzoni che incominciano con questi bei versi:
Voi che intendendo il terzo ciel movete.
Amor che nella mente mi ragiona.
Le dolci rime d’amor ch’i solia.
Nella prima delle quali di nuovo parla Dante dei due amori combattentisi, a sua donna morta in terra e viva in cielo, e alla gentildonna
- ↑ Vita Nova p. 69; e lib. I, capo VII dell’opera presente.