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1304 e il 1306, contemporanee del ritorno alla vita studiosa, e delle due dimore agli studi di Bologna e di Padova. Ed altri cenni poi di questo nuovo, ma non durevole animo trovansi e in alcune delle poesie di lui d’incerta data, e nelle opere da lui intraprese o riprese a quel tempo.
Delle quali che la prima fosse il Convito non ne dubiteranno tutti coloro che si risolvano a leggerlo attentamente; tenendo conto e delle date indi risultanti, e poi della natura stessa dell’opera, che è quasi continuazione della Vita Nova. Quindi anzi alcuni fanno una parte di esso scritta fin da Firenze; ma parmi congettura fondata su interpretazioni dubbiose, non necessaria a spiegar nulla, e rigettabile per la ragione intrinseca che tutte le parti del libro sono scritte con animo ghibellino, e così di Dante esule. Del resto importa poco; posciachè insomma l’opera qual’è, non potè certo essere scritta se non nell’esilio ivi rammentato1. Che
- ↑ Vedi se puoi le locupletissime ma disaccordi dissertazioni del Triulzi nell’Edizione della Minerva, Padova 1827; - del Solari nell’Appendice a tal edizione 1828 - e del Fraticelli nell’edizione di Firenze 1834. L’argomento maggiore di questo a provare che il trattato I° del Convito fu scritto nel 1313 è il modo con che Dante parla ivi dei paesi di tutta Italia già corsi nell’esilio, quasi non potesse così parlare se non nel 1313. Ma noi vedemmo che già nel 1304 Dante avea percorsa Toscana, Romagna e Lombardia; nè dal 1305 al 1313 egli aggiunse a quelle già visitate altre contrade se non le riviere di Genova ed Udine, V. pp. 569 e seg. Un altro argomento si fonda su un passo del medesimo trattato interpretabile in due modi con egual probabilità, ondechè è dubbia la conclusione, V. pp. 500 e seg. Del resto questo trattato I del Convito è quello appunto di che, a parer mio, è più determinata la data al 1304, parlandosi in esso (p. 22) come di opera non fatta ancora, del Vulgare Eloquio che vedremo principiata prima del 1305