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patria. E credo bene, che ai leggitori stanchi meco oramai di tante divisioni e suddivisioni di quelle parti fiorentine, e del vedervi sempre riuscire felicemente ogni mal opera, e infelicemente ogni buona, non rincrescerà che ci scostiamo finalmente di Firenze coll’esule nostro. Dove poi ei si volgesse, non ci è definito con certezza da niuna memoria. Ma dicendoci il Villani, subito dopo la cacciata di Dante, ch’egli "andòssene allo studio a Bologna, e poi a Parigi, e in più parti del mondo"1; e tale gita a studio parendo adattarsi alle condizioni presenti dell’esule abbandonante il parteggiare, e il soggiorno a Bologna, essendo pur nominato de’ primi dal Boccaccio; ei non mi pare possa rimaner dubbio, che alla vicina Bologna andasse Dante o subito o poco dopo la fuga della Lastra, in luglio 1304, ed ivi poi a’ proprii lavori ripresi rimanesse qualche tempo2.

  1. Vill., p. 508.
  2. Leon. Aret. (p. 57) fa rimaner Dante in Arezzo fino all’impresa della Lastra, così da marzo 1302 a luglio 1304; e quindi solamente andarne a Verona ai signori della Scala. Ma, 1°, improbabile anzi impossibile è quella lunga dimora in Arezzo, onde tutti i fuorusciti erano stati sforzati di partire. 2° E’ contraria ai cenni che si hanno de’ soccorsi di Verona mandati per opera di lui all’impresa precedente del 1303. 3° E’ contraria al detto commento attribuito a Pier di Dante e all’interpretazioni migliori della Commedia e del Convito, che concordano in far Dante ospite di Bartolomeo Scaligero, e così là andato e dimorato prima del 1304, epoca della morte di questo.