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da beffe tornò a vero, com’era ito il bando; chè molti per morte se n’andarono a saper novelle dell’altro mondo, con gran pianto e dolore a tutta la città, che ciascuno si credea avere perduto o figliuolo o fratello. E fu questo segno del futuro danno che in certo tempo dovea avvenire alla nostra città, per lo soperchio delle peccata de’ cittadini"1. Da questo fatto nacque poi la favola, che Dante n’avesse presa l’idea del Poema; del quale noi vedemmo la vera origine tredici anni addietro. Altri argomentarono, che, all’incontro, dal Poema divulgato avessero i Fiorentini presa l’idea della festa. Ma il Poema qual’è, non era certo pubblico nè fatto ancora, nemmen la prima cantica; benchè non è impossibile che il gran pensiero di esso, e i primi canti, o saggi latini, fossero già noti e famosi. Ad ogni modo, vedesi quì ciò che sempre delle opere grandi, com’esse concordino col pubblico gusto. La pretensione di scrivere per la posterità sola, è propria di coloro che poi non ci arrivano: i veri grandi scrivono senza questi freddi calcoli, per impeto

  1. Vill., p. 403.