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quantunque temporario, certo ne sarebbe qualche cenno nella Commedia, che dà tutte le fasi principali dell’esilio. Bensì lo troviamo in un documento autentico, uno dei dodici consiglieri adunati un mese dopo in Val d’Ambra, nel castello di Gargonza, per dirigere i trattati e e gli apparecchi di guerra della Parte; e si può congetturare, che anche poco innanzi que’ medesimi consiglieri pur dirigessero i negoziati con Firenze1. Ad ogni modo, vedesi così tornato Dante dal suo primo rifugio di Verona, e tornàtone non solo in buon accordo con sua Parte, ma uno de’ capi di essa; ond’è chiaro che, qualunque fossero i suoi interni disprezzi, ei non s’era per anco diviso da essa. Bastante e troppa mutazione di parte fece Dante una volta: non gliene aggiungiamo due altre, facendolo, senza necessità nè documento, dividersi e tornare a’ suoi.
A quel 1° di maggio, che fu più volte fatale a Dante, e così osservabile in Firenze, che dal festeggiarlo più o meno si giudicava della tranquillità e felicità de’ cittadini, narra qui il {{Ac|Giovanni Villani|
- ↑ Leon. Aret., p. 500; Veltro, p. 71.