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de’ predecessori nelle buche de’ simoniaci all’inferno. Nell’ultima ve lo fa cacciare più giù da uno de’ successori1. Mordelo altrove di doppiezza e frode, per bocca di Guido da Montefeltro, il guerriero Romagnuolo fattosi frate, che diè a Bonifazio il famoso consiglio:

Lunga promessa coll’attender corto.

Bell’episodio, che lasciamo per il solito timore di metter mezzo il Poema in questa vita2. Men bello, poi, ma più importante sarebbe tutto il passo del Purgatorio, dove Ugo Capeto, lo stipite de’ reali di Francia, predice le sorti e le onte de’ suoi germogli fino all’età di Dante: una narrazione, per vero dire, raccolta non nelle biblioteche o dalle storie, ma ne’ trivii, dalle voci popolaresche ghibelline che ne correvano in Italia. Ma, per la detta ragione, ci contenteremo di riferire il fine, che mostra l’ira di Dante contra Bonifazio, moderata quì dalla sua generosità, ovvero dall’ira sua maggiore contra Filippo. Continua a dire Ugo Ciapetta:

  1. Parad. XXX.
  2. Inf. XXVIII, 67-132.