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amato da pochi, odiato da moltissimi, temuto da tutti. Non lasciò indietro diligenza alcuna per ingrandire ed arricchire

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i suoi parenti, per accumular tesori anche per vie poco lodevoli. Fu uomo pieno d’idee mondane, nemico implacabile de’ Ghibellini per quanto potè; ed essi, in ricompensa, ne dissero quanto male mai seppero; e il cacciarono nè più profondi burroni dell’inferno, come si vede nel Poema di Dante. Benvenuto da Imola parte il lodò, parte il biasimò; conchiudendo, infine, ch’egli era un magnanimo peccatore. E divulgarono, aver papa Celestino V detto, ch’egli entrerebbe nel pontificato qual volpe, regnerebbe qual lione, morrebbe come cane.1". Nel pensiero di riunire la Cristianità e principalmente l’Italia, per la sempre desiderata impresa di Terra santa, pare ch’egli procedesse se non felicemente, almen sinceramente. Certo, a riunire la parte Guelfa tendettero in particolare le sue brighe in Firenze, le sue esortazioni a messer Vieri dei Cerchi, e le due legazioni del cardinal d’Acquasparta, ambe finite con iscomunicar gli indocili

  1. Murat. Ann., all’anno 1303. Tom. VIII, p.12.