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Dopo Niccolò III, regnarono in dodici anni tre papi; e rimasta due anni vacante la sede per la difficoltà dell’elezione, fu eletto, a marzo 1294, a malgrado suo, un umile e santo eremita, che prese il nome di Celestino V. Il quale, provatosi a regnare, e non sapendo parteggiare (ch’era tutt’uno allora) fra pochi mesi rinunciò; sforzatovi più o meno da colui che immediatamente gli succedette, e poi lo trasse in prigione, e vel lasciò morire, papa Bonifazio VIII. A Dante tal rinuncia, che pose in soglio il suo maggior nemico, dovette, quando scrisse, naturalmente mostrarsi sotto il peggiore aspetto di debolezza e titubanza: vizii che sogliono particolarmente dispregiati in tempi di parte, e più dagli uomini della tempra di Dante. Quindi que’ solenni versi con che egli caccia nel limbo