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poscia, appressatosi, interroga Niccolò stesso, e ne ha tal risposta che ne restano vituperati insieme Bonifazio e Clemente V, e i papi in generale come capi guelfi. Ma notisi, come fin di qua, alla prima occasione in che Dante morde i papi, ei s’affretti a protestare della sua reverenza alla lor sede:
O qual che se’ ’l di su tien di sotto,
Anima trista come pal commessa
Cominciai io a dir, se puoi, fa motto.
Io stava, come il frate che confessa
Lo perfido assassin, che poi ch’è fitto
Richiama lui perchè la morte cessa.1
Ed ei gridò2: sè tu già costì ritto,
Sè tu già costì ritto, Bonifazio?
Di parecchi anni mi mentì lo scritto:
Sè tu sì tosto di quello aver sazio
Per lo qual non temesti torre a inganno
La bella donna3, e di poi farne strazio?
Tal mi fec’io quai son color che stanno,
Per non intender ciò ch’è lor risposto,
Quasi scornati, e risponder non sanno.