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agl’interessi guelfi, e così contro alle impressioni giovanili e guelfe di Dante; le quali si ritrovano nella Commedia, quantinque pubblicata da Dante ghibellino. Già notammo tal contraddizione nella storia d’Ugolino: e credo che bene studiando la Commedia, si vedrebbe che, in generale, di tutte le persone ivi nomate, quelle che finirono prima del 1302, epoca dell’esilio e della mutazione di Parte di Dante, vi sono giudicate con animo guelfo; tutte quelle che finirono più tardi, vi sono giudicate con animo ghibellino, eccettuatene pochissime per gratitudine. Ad ogni modo, Niccolò III vi è severissimamente giudicato; e per quel vizio del nepotismo è posto in inferno tra i simoniaci; un genere di peccatori particolarmente odiato e vituperato in que’ secoli, dopo l’immortal guerra lor mossa da Gregorio VII. Pone Dante costoro fitti in terra capovolti, le sole gambe sporgenti ed infuocate; ed interrogandone Virgilio:

Chi è colui, maestro, che si cruccia
Guizzando più che gli altri suoi consorti,
Diss’io, e cui più rossa fiamma succia?