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come gli altri italiani, la pena di quell’errore comune di non aver compiuta la loro indipendenza, già erano caduti, quasi stanchi da quella gran potenza propugnata dai tre sommi, ad una potenza minore, simile all’altre italiane, precaria, dipendente dalle Parti della Penisola, della provincia, della città loro. Innocenzo IV, che regnò dal 1243 al 1254 fu, ovvero l’ultimo di quei grandi, o il primo di quei minori.
Uno di questi fu poi Niccolò III, che regnò durante l’adolescenza guelfa di Dante, dal 1277 al 1288. Era di casa Orsini, una delle più potenti in Roma ed all’intorno; e favorì i parenti in tal modo, che potrebbesi dire l’inventor di quel vizio del nepotismo, che durò più secoli, e fu santamente abolito ai dì nostri da tal Papa che egli pure parrà grande ai dì venturi. Del resto, papa Orsini diè cenno nel breve papato di animo alto e virtuoso, restaurando la potenza papale in Romagna per negoziati coll’imperator Ridolfo; e in Roma con tòrre la dignità di senatore a Carlo d’Angiò, che tiranneggiava colà sotto quel titolo, come sotto altri altrove. Ma appunto questo volgersi di Niccolò contra Carlo, era contra