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esso. Ma viceversa, da quel dì l’imperadore (che prima come patrizio era già principale) fu principe del popolo di Roma; e così, come patrizio, come principe, come parte in somma di esso, si tenne poi partecipe e confermatore dell’elezione del papa; pretensione, a dir vero, anche degli imperadori Bizantini, ma meno esercitata fin allora per la lontananza ed impotenza di quelli. Quindi l’imperio romano, quella gran monarchia universale di tutto il medio evo, ebbe come due capi, due contrappesi, due potenze dipendenti l’un dall’altra nell’elezione; e caduta appena la possente mano fondatrice di quell’edifizio, e venuto al forte Carlomagno un debole successore, subito incominciarono quelle parti di Chiesa e Imperio, che durarono quasi sempre poi, e non mutarono se non il nome quando quattro secoli dopo elle si chiamarono Guelfa e Ghibellina. Sono ora da gran tempo e felicemente spenti siffatti nomi, e sarebbe certo quanto così sciocca intenzione quella di risuscitarli nella pratica; ma nella storia impossibile è non ricordarli ognuno secondo la propria opinione, e chiunque scriva di questi tempi sarà