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Gli occhi di Beatrice ch’eran fermi
Sovra me, come pria di chiaro assenso
Al mio desìo certificato fermi:
Deh metti al mio voler tosto compenso
Beato spirto, dissi, e fammi pruova
Ch’io possa in rifletter quel ch’io penso.
Onde la luce che m’era ancor nuova,
Del suo profondo, ond’ella pria cantava,
Seguette, come a cui di ben far giova:
In quella parte della terra prava
Italica, che siede intra Rialto
E le fontane Brenta e di Piava,
Si leva un colle e non sorge molt’alto,
Là onde scese già una facella,
che fece alle contrade grande assalto.
D’una radice nacqui ed io ed ella;
Cunizza fui chiamata, e quì rifulgo
Perchè mi vinse il lume d’esta stella
Ma lietamente a me medesma indulgo
La cagion di mia sorte, e non mi noia,
Che forse parria forte al vostro vulgo.
PARAD. IX. 15-36.
Certo, i versi 14 e 15 pajono confermare la congettura d’una famigliarità antica e d’una dolce rimembranza di Dante, e il 24 accennare che anche Beatrice nella comune puerizia fosse stata cara alla vecchia Cunizza; e ciò scuserebbe