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Ma Siena era Guelfa; i Bianchi, che prima della cacciata chiamavan sè stessi Guelfi, ma fin d’allora erano sospetti di Ghibellinismo, ora poi cacciati di Firenze, erano ivi più che mai detti Ghibellini e trattati per tali; ed essi stessi colle loro relazioni con gli antichi fuorusciti Ghibellini, davano corpo a quell’accusa. Bello è lo sdegno del buon Dino Compagni, Guelfo rimasto in città, contra quest’accusa di Ghibellinismo estesa ad ogni cacciato: "E parlò bene un savio huomo Guelfissimo, vedendo fare Ghibellini per forza, il quale fu il Corazza Ubaldini da Signa, che disse: E’ sono tanti gli uomini che sono Ghibellini, e che vogliono essere, che il farne più per forza non è bene1. Ma continuarono a farsi per forza; e in breve Ghibellini e Bianchi furono tutt’uno nelle persecuzioni altrui, e pur troppo sovente nelle proprie azioni. Dante come gli altri, cacciato oramai dalla sua, dall’altre città Guelfe,
- ↑ Dino, p. 505