Pagina:Vita di Dante.djvu/363


ANNI 1294-1301 351

lui non sapea nè chi si fosse Dante, nè per quello cbe gli desse; se non che tocca gli asini forte, e pur arri. Quando fu un poco dilungato, si volge a Dante cavandogli la lingua, e facendogli con la mano la fica, dicendo: togli. Dante, veduto costui, dice: Io non ti darei una delle mie per cento delle tue.1 E disse pur bene allora: ma parrà forse ora a taluni, che avrebbe fatto meglio a non usar quelle due soverchierie manesche; le quali, ad ogni modo, confermano ciò che vedemmo, che i grandi d’allora, fra cui Dante, erano come oppressi, così pure sovente oppressori.

Un’altra insolenza di parole trovo in un moderno, il quale non cita onde l’abbia presa. Stava Dante nella chiesa di Santa Maria Novella, meditando appartato ed appoggiato a un altare. Accostaglisi uno di que’ fastidiosi che non intendon nulla a silenzio e solitudine, e nulla tengono bello se non il vano parlare. Sforzasi Dante in parecchie guise a farsene lasciare; ma non venendogli fatto; prima ch’io risponda a te, chiariscimi tu d’una mia domanda, di-

  1. Fr. Sacch. Nov. CXV