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Quei fu al mondo persona orgogliosa;
Bontà non è che sua memoria fregi;
Così è l’ombra sua quì furiosa.
Quanti si tengon or lassù gran Regi
Che quì staranno come porci in brago
Di se lasciando orribili dispregi!.
Ed io: Maestro, molto sarei vago
Di vederlo attuffare in questa broda,
Prima che noi uscissimo del lago.
Ed egli a me: avanti che la proda
Ti si lasci veder, tu sarai sazio;
Di tal desìo converrà che tu goda.
Dopo ciò poco, vidi quello strazio
Far di costui alle fangose genti,
Che Dio ancor ne lodo e ne ringrazio.
Tutti gridavan: a Filippo Argenti.
Quel fiorentino spirito bizzarro
In sè medesmo si volgea co’ denti.
Quivi ’l lasciammo, che più non ne narro.
INF. VIII.
Dove, chi abbia a mente la pietà per lo più mostrata da Dante agli altri concittadini trovati ne’ martirii, anche a un Ciacco e a tanti compagni di Brunetto Latini, non potrà non veder chiara orma d’offese reciprocamente esercitate, personali, gentilizie, o pubbliche, o tutte insieme.