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e vendicatosi poi, ovvero uno qualunque di quella nemica schiatta, e in somma come odiatissimo nemico, vi è non che messo fra gli irosi dannati e nel fango della palude Stigia, ma evidentemente proseguito di special ira del rivendicativo poeta. Ed osservisi prima, trovarsi tutto ciò nel canto VII, il primo come vedremo dei ripresi da Dante dopo l’esilio, forse perchè avea fretta di far vendetta. E leggasi poi tutta quella scena d’ira veramente infernale avvicendata tra le due parti. Dante e Virgilio sono in una navicella sulla palude:
Mentre noi correvam la morta gora,
Dinanzi mi si fece un pien di fango
E disse: chi se’ tu che vieni anzi ora?
Ed io a lui: s’io vegno non rimango:
Ma tu chi se’, che sì se’ fatto brutto?
Rispose: vedi che son un che piango.
Ed io a lui: con piangere e con lutto
Spirito maladetto, ti rimani;
Ch’io ti conosco, ancor sie lordo tutto.
Allora stese al legno ambe le mani,
Per che il maestro accorto lo sospinse,
Dicendo: via costà con gli altri cani.
Lo collo poi con le braccia mi cinse,
Baciommi ’l volto e disse: alma sdegnosa
Benedetta colei che in te s’incinse!.