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in casa messer Corso, e ve l’invita. Ciacco vi corre, ma non v’ha se non del cece, della sorra e del pesce d’Arno. Quindi Biondello si fa beffe di lui. Ma Ciacco per vendicarsi manda un barattiere a messer Filippo Argenti, che gli chieda in nome di Biondello d’arrubinargli, cioè empierli un fiasco del suo buon vin vermiglio, per solazzarsi co’ suoi zanzeri o compagni. Infuria l’Argenti; ed alla prima volta che dà in Biondello, lo batte a malconcia sì, che Ciacco gli potè dire: A te sta oramai! qualora tu mi vuogli così ben dare da mangiare come facesti, et io darò a te così ben da bere come avesti1. E così rideva di tutti costoro il Boccaccio. Ma, tanto sono le medesime persone e le medesime cose oggetti diversi di risa o d’ire, secondo la natura de’ riguardanti, che questo stesso Ciacco è il primo fiorentino posto da Dante nell’Inferno, e il primo che acerbamente vi parla e predice di Firenze2; e poco dopo, Filippo Argenti, o fosse l’Adimari già offeso da Dante