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Corso entrò ne’ borghi della Cittade; et trovando le porte delle cerchie vecchie serrate, e non potendo entrare, sì ne venne alla postierla da Pinti, che era di costa a San Piero Maggiore, tra le sue case et quelle delli Uccellini; et quella trovando serrata, cominciò a tagliarla, et dentro per li suoi amici fu fatto il simigliante, sì che senza contrasto fu messa in terra; et lui entrato dentro, schierato in su la piazza di San Piero Maggiore, li crebbe gente et seguito de’ suoi amici, dicendo viva il barone, chè così era chiamato messer Corso. Et egli, veggendosi cresciere forza et seguito, la prima cosa che fece, andò alle carceri del Comune, ch’erano nelle case de’ Bastari nella ruga del palagio, et quelle per forza aperse e deliberò i prigioni; et ciò fatto il simile fece al palagio del Podestà, et poi a’ Priori, facendoli per paura lasciare la signoria, e tornarsi a lor case"1. In questa narrazione abbiamo incontrato finalmente il nome di messer Vieri, capo de’ Bianchi, ed è la prima e l’ultima volta che trovisi; e trovasi a dire e fare una scempiaggine.
- ↑ Vill., pp. 376, 377.