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da Cerretto, savio legista, e d’antico Ghibellino fatto Guelfo Nero od esagerato, domandato ora da Dino se si potea far quell’elezione dei Priori nuovi fuor di tempo, rispose che non si potea1.
In questo, ritornarono, restando Dante in Roma, i due ambasciatori colleghi di lui, mandati indietro dal Papa. L’uno, Maso Minerbetti, uomo senza volontà propria; l’altro il Corazza, tanto Guelfo, che appena credea potesse rimaner volontà in nessuno narrandogli le parole del Papa. Quali fossero tali parole, non è detto; ma fattane giurar credenza, cioè segreto, ai due ambasciatori, e adunato un consiglio di sei legisti, fu preso il partito d’obbedire, e scrivere subito al Papa: - "Uno falso ambasciatore palesò la imbasciata; Simone Gherardini havea loro scritto da Corte, che il Papa gli avea detto: Io non voglio perdere gli huomini per le femminelle. I Guelfi Neri sopra ci consigliarono, e stimarono, per queste parole, che gli imbasciadori
- ↑ Dino Comp., p. 491