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uomini attivi; e la seguì quantunque egli certo la conoscesse più sciocca e fiacca che dee dirsi gran virtù in uomo così diverso. Nè tutto ciò è congettura nostra. Solenni sono le parole del Boccaccio; le quali, quantunque generali e forse anco declamatorie, mi pajono vere assai più che non quelle erroneamente precise di Leonardo Aretino, disprezzator del Boccaccio. Il quale, dunque, dopo quelle parole recate sull’entrata di Dante ne’ pubblici uffici, continua così:"In lui tutta la pubblica fede, in lui tutta la speranza, in lui sommariamente le cose divine e le umane pareano esser fermate. Ma la fortuna, nimica dei nostri consigli e volgitrice d’ogni umano stato, comechè per alquanti anni nel colmo della sua rota gloriosamente reggendo il tenesse, assai diverso fine il principio recò a lui, in lei fidandosi di soperchio. Era al tempo di costui la fiorentina cittadinanza in due parti perversissimamente divisa, e colle operazioni de’ sagacissimi ed avveduti principi di quelle, era ciascuna possente assai; intanto che alcuna volta l’una e alcuna volta l’altra reggeva, oltre al piacere della sottoposta. A voler riducere in