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Ma quello ingrato popolo maligno
Che discese di Fiesole ab antico,
E tiene ancor del monte e del macigno,

Ti si farà per tuo ben far nemico:
Ed è ragion; chè tra lazzi sorbi
Si disconvien fruttare il dolce fico.

Vecchia fama nel mondo li chiama orbi;
Gente avara, invida, e superba;
Da’ lor costumi fa che tu ti forbi.

La tua fortuna tanto onor ti serba,
Che l’una parte e l’altra avranno fame
Di te, ma lungi fia dal becco l’erba.

Faccian le bestie Fiesolane strame
Di lor medesme, e non tocchin la pianta,
S’alcuna sorge ancor nel lor letame,

In cui riviva la semente santa
Di quei Roman, che vi rimaser quando
Fu fatto il nidio di malizia tanta.

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Tanto vogl’io, che vi sia manifesto,
Pur che mia coscienza non mi garra,
Ch’alla Fortuna, come vuol son presto.

Non è nuova agli orecchi miei tale arra:
Però giri Fortuna la sua ruota
Come le piace, e ’l villan la sua marra.

INF. XV.

Del mese di gennaio 1301, essendo andati i Cerchi a lor possessioni in Valdisieve, e tornandone poi lungo a quelle de’ Donati, perchè non pareva a questi conveniente, che quelli