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del Cardinale, o almeno quelli che mettendolo in sospetto dei Bianchi signoreggianti, fecero rigettare le proposizioni di lui, ci sono serbati da Dino Compagni, testimone e partecipe. "Alla vigilia di San Giovanni (e così al nono dì del priorato di Dante) andando l’Arti a offerere, come era usanza, ed essendo i Consoli innanzi, furono manomessi da certi Grandi e battuti, dicendo loro: Noi siamo quelli che demmo la sconfitta in Campaldino, e voi ci avete rimossi dagli uffici e onori della nostra città. I Signori sdegnati ebbono consiglio da più citladini, e io Dino fui uno di quelli. E confinarono alcuni di ciascuna parte (dal che vedesi che la baruffa tra le Arti, e i popolani e i grandi, fu considerata e fu veramente tra Bianchi e Neri, tra Cerchi e Donati, avendo così allora tre nomi ognuna della parti); cioè, per la parte de’Donati, messer Corso e Sinibaldo Donati, messer Rosso e messer Rossellino della Tosa, messere Giachinotto e messere Pazino de’ Pazzi,