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parti; ovvero l’esser questo stato l’anno del priorato, e così l’origine delle sventure di Dante. Io crederei l’uno e l’altro. Ancora si può dubitare se allora o più tardi, in Roma o altrove, ei concepisse questa terza e definitiva idea del Poema; ma ei non la potè concepir prima, e il potè fin d’allora. E ad ogni modo, quest’anno, questo mese d’aprile 1300, restarono certo nell’animo di lui quasi epoca principale e media tra ’l salire e scender di sua vita; quella a cui riferì poi quinci e quindi l’altre anteriori e posteriori.
E già è questa ragione potentissima di credere, con molti de’biografi, che Dante assistesse al Giubileo. Giunge poi, a prova speciale, che non sembra possibile venisse mai in mente al Poeta quel paragone così particolare del ponte Sant’Angelo allor diviso, se ei non l’avesse con gli occhi propri veduto. E s’aggiugne, che un’altra memoria del giubileo pur si trova nel Purgatorio; cioè che v’andò l’amico di lui, il maestro di musica Casella, morto al ritorno, e cosi allora allora approdato al Purgatorio. Il quale egli stesso ne dice: