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Ma un altro libro, uno di gran lunga maggiore, fu probabilmente ispirato dal Giubileo. Vedemmo la prima idea del Poema concepita da Dante, vivente ancora Beatrice; e la seconda in sul principio del 4293, dopo la visione avuta di lei morta. Ma negli anni corsi d’allora in poi, il matrimonio, i figliuoli, forse altri amori, certo la vita compagnevole, e poi i negozii pubblici, le ambascerie, le inimicizie private e le parti sorgenti, avevano senza dubbio impedito Dante dal lavorarvi molto ed efficacemente. Ancora, e forse principalmente, era Dante in queste due prime prove, scoraggiato, impacciato da un errore, una mala via, uno stromento inadeguato all’alto e libero ingegno suo; dico la lingua latina, morta, e mal maneggiabile da lui. Restano a chiaro documento e del fatto, e della inferiorità di tali prove, i tre primi versi di esse:
Ultima regna canam fluido contermina mundo
Spiritibus quae lata patent, quae proemia salvimi
Pro meritis cuique suis data lege tonantis.