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le sue inimicizie contro Guido Cavalcanti, il primo amico di Dante, già avemmo occasione di dirlo. E già pur accennammo la sua inimicizia massima contra messer Vieri de’ Cerchi; e la voce, falsa o no, che corse nei paesi più lontani d’Italia sull’origine di essa. Gli storici fiorentini, poi, non ne danno altra cagione, se non quella peste di che non vanno scevri gli stati grandi, ma che è continua e quasi nativa nei piccoli, e più maligna tra vicini, la invidia. Questa poi del vicinato di Dante crebbe sì da farsi, per cagione di lui, immortale. Per le invidie si cominciarono tra’ cittadini le sette, et una principale et maggiore si cominciò nel sesto dello scandalo, di Porta San Pietro, tra quelli della tasa de’ Cierchi e la casa de’ Donati. L’una parte si mosse per invidia, e l’altra per salvatica ingratitudine. Della casa de’ Cierchi era capo messer Vieri de’ Cerchi; et elli e quelli di casa sua erano di grande affare possenti, et di grandi parentadi, et ricchissimi mercatanti; che la loro compagnia (cioè casa di commercio) era delle maggiori del mondo. Huomini erano morbidi, salvatichi e ’ngrati; siccome genti venuti in piccol tempo in grande stato et potere1".

  1. G. Vill., p. 369, e concorda col ritratto fattone da Dino Compagni, p. 480.