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danza, in puri e non puri, più e meno esagerati. E come pur succede sovente, i puri o più esagerati ebbero, ajutati da fuori, la vittoria; e i meno puri, tacciati prima di parte contraria, poi condannatine e dispersi, si confusero in breve con questa. Pochi anni durarono siffatti accidenti di parte guelfa; e i nomi di Neri e Bianchi incominciati nel 1300, già dieci anni dopo più non s’udivano, perduti di nuovo in quelli primitivi di Guelfi e Ghibellini. Quindi è che tal episodio avrebbe poco interesse, e sarebbe appena notato nella storia d’Italia o nella fiorentina stessa, se non vi si trovasse impigliato il nostro sommo Autore; tanto che, dopo l’amore di lui, è l’evento più importante di sua vita, e quello a che più sovente allude nel divino Poema. Sarebbe perciò degnissimo soggetto di storia speciale, e potrebbe trarsi da molti scrittori di quel tempo; Dino Compagni, Giovan Villani e Marchionne Stefani principalmente. Ne’ quali, per vero dire, non poche contraddizioni si trovano, ed alcune forse impossibili a tórre. Ma questo è oramai un inconveniente di tutte le storie moderne, nelle quali, abbondando i documenti, è difficile