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stesso, pur nobile, e pur passato, come siamo per vedere, alla parte popolana. Imperciocchè, non tornarono i Grandi in potenza per la caduta di Giano; ed anzi, successe a questo nella potenza popolana uno molto più basso di lui, un tal Peccora, detto dall’arte sua il Beccajo; e successero nuovi contrasti tra Grandi e popolo, e le subdivisioni del popolo grosso e minuto. Le quali pur lasciando, come meno toccanti all’assunto nostro, noteremo solamente ciò che dice il Villani all’anno 1295: che "molti casati che non erano tiranni nè di grande potere si trassono del numero de’ Grandi et misono nel popolo, per iscemare il potere dei Grandi, accrescendo quello del popolo". Dante era appunto di questi casati di nobili o Grandi che non erano tiranni né di gran potere; e, fosse già per inimicizia a messer Corso che certo era de’ tiranni, ovvero per poter aver i carichi della Repubblica, da cui per gli ordini del 93 erano esclusi i Grandi, ad ogni modo, certo è che ei fu di coloro che passarono dal proprio ordine a quello dei popolani, facendosi matricolare