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di Giano, cioè i Grandi, e, come pare, anche i principali popolani nemici di lui, accusandolo d’aver turbato l’ordine della giustizia; e Giano, smagato dal vedersi abbandonare da parte dei suoi, o per debolezza d’animo o per bontà, e non volendo turbar la città, partìssene nel marzo di quell’anno, sperando esser richiamato; e mai noi fu, e morissi in esilio. Dante accenna a lui, alla nobiltà dei Della Bella, e all’essere Giano, ciò non ostante, passato alla parte popolana, nella rassegna delle principali famiglie fiorentine messe in bocca a Cacciaguida :

Ciascun, che Della Bella insegna porta
Del gran Barone, il cui nome e ’l cui pregio
La festa di Tommaso riconforta,

Da esso ebbe milizia e privilegio1;
Avvegna che col popol si rauni
Oggi colui che la fascia col fregio.

PARAD, XVI. 127-132.

Ne’ quali versi è certamente una applicazione a sè

  1. I Pulci, Merli, Gangalandi, Giandonali e Della Bella discendevano tutti da Ugo, Barone Tedesco venuto con Ottone III; di cui facevasi un annuo funerale il dì di san Tommaso. Tutte poi queste famiglie portavano la medesima arma od insegna, ma i Della Bella la fasciavano d’oro. (Ed. Minerva.)