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altro, o più fanciulli di piccola età verranno a quistione. Gli huomini gli accuseranno. Debbono però costoro, per cosi piccole cose essere disfatti?(cioè abbattute le loro case, secondo la penalità di quelle leggi1). E nota, che chi così vivamente porta le giuste querele de’ grandi è Dino Compagni, popolano, amico di Giano della Bella, e che stato sovente de’ Priori, disfaceva le case de’ Grandi in coscienza, cosicchè non si potesser rifare, e lagnavasi di chi non faceacome egli. Sarebbe a vedere tutta la vivissima descrizione da lui fatta di tal oppressione popolana, e del dibattersi in essa dei Grandi2. Ma la lasciamo per brevità; e noteremo solamente, che sono reminiscenze di questi sdegni de’Grandi, e cosi di Dante, contro il popolo, e i versi da noi messi in fronte del presente capitolo, ed anzi tutto il canto XVI del Paradiso. Imperciocchè, anche lasciata, come vedremo, la parte de’ Grandi, non mai potè Dante dismetterne la superbia.
Principale, poi, nel dibattersi de’Grandi contro il