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Anni 1290-1293 183

Naova ei chiama visioni anche le altre immaginazioni appresentatesi nella sua fervida mente, e da lui descritte in prosa ed in versi. E tali visioni della beatitudine di sua donna sono poi non solo accennate ancora nella canzone “Voi che intendendo il terzo ciel movete„; ma asseverate positivamente nella prosa del Convito con queste parole: “io era certo e sono per sua graziosa rivelazione ch’ella era in cielo1„ e finalmente di nuovo accennate da Beatrice stessa al suo comparire a Dante nel poema2 . E qui di nuovo sorrideranno forse alcuni tra increduli e disprezzanti; ma spieghino e scemino pure a talento loro queste visioni, certo è, che da una di esse in qualunque modo intese, venne il secondo, rinnovato, e più sviluppato pensiero del poema. Se poi fin d’allora ei l’incominciasse, è incerto; ma certo, come vedremo, che l' incominciò in Firenze, prima dell’esilio. Ad ogni modo ei ne fu distratto dagli altri pensieri, e doveri, ed anche piaceri della vita attiva.

  1. Convito Trat.II, cap. VIII, p. 87
  2. Purgat. XXX, 133— 135