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saputo in cuore da tutti. Né guasteremo le poetiche incertezze, le mezz’ombre ivi lasciate da Dante, o colla narrazione minuta (sia storia o novella) del Boccaccio, o colle discussioni di esso e d’altrui intorno alla colpa dei due amanti; né anche meno colle dispute cronologiche, troncate dal diligente e pur elegante autor del Veltro. "Ed ecco, dice questi, in sei soli mesi la sorte offerì a Dante il doppio argomento su cui poggia si alto il pregio dell’ italica lingua, e presso tutte le nazioni suonano Ugolino e Francesca1". Ma la sorte gli offerì altre volte altri argomenti non minori forse che questi due: onde si vuoi aggiugnere, che più apparecchiato fosse allor l’animo di Dante a riceverne profonde impressioni; od anzi, che le impressioni allora ricevute si facessero tanto più vive per quelle che seguirono. Che se i grandi eventi della vita tolgono talora la memoria de’più discosti, così avvivano quella dei più vicini. E già pendeva su Dante la grande sventura della vita sua.


  1. Veltro, p.33; - Ed. Minerva, Tom. I, p. 127. - E si vegga Teofilo Betti, Memorie inedite per la Storia Pesarese.