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in agosto del medesimo anno, insieme co’ Lucchesi, e con tutta la Taglia o lega de’ Guelfi di Toscana, contro a Pisa. Erano 400 cavalli e 2000 pedoni; guastarono le terre; furono fino alle mura della città; fécervi correr un pallio il di di San Regolo, festa de’ Lucchesi; e stativi 25 dì, si ritrassero poi assalendo e prendendo, solo frutto dell’impresa, il castello di Caprona1. E Dante fu a ciò pure; e rammenta l’uscita del presidio vinto e sbigottito tra’ vincitori, in quel luogo dell’Inferno dove trovandosi egli in mezzo ai demonii, e di essi temendo, aggiugne:
E cosi vid’io già temer li fanti,
Ch’uscivan patteggiati di Caprona,
Veggendo sé tra nemici cotanti2.
INF. XXI. 94-97.
- ↑ G. Villani, p. 333.
- ↑ Chi voglia veder una interpretazione imbrogliata per trascuranza di ricerche storiche, vegga il commento del Landino ai versi presenti. L’editore della Minerva corregge sì il Landino col Venturi; ma perchè correggerlo? meglio era non metterlo - Non è a dire quanto si accorcerebbero i commenti, se invece di combattere, si scartassero gli errori evidenti; se invece di voler far pompa di fatica e d’erudizione, si ponesse solo ciò che può giovare a piacere ai leggitori, se, in somma, a questi, anzichè a sè, si pensasse.