Questa pagina è ancora da trascrivere o è incompleta. |
Giunse quel, mal voler, che pur mal chiede,
Con lo ’ntelletto, e mosse ’l fumo e ’l vento
Per la virtù che sua natura diede.
Indi la valle, come ’l di fu spento,
Da Pratomagno al gran giogo coperse
Di nebbia, e ’l ciel di sopra fece intento
Sì, che ’l pregno aere in acqua si converse:
La pioggia cadde, e ai fossati venne
Di lei ciò che la terra non sofferse:
E come ai rivi grandi si convenne,
Ver lo fiume real, tanto veloce
Si ruinò, che nulla la ritenne.
Lo corpo mio gelato in su la foce
Trovò l’Archian rubesto, e quel sospinse
Nell’Arno, e sciolse al mio petto la croce
Ch’io fei di me1 quando ’l dolor mi vinse:
Voltòmmi per le coste, e per lo fondo;
Poi di sua preda mi coperse e cinse.
PURG. V. 91-130.
Tornati i Fiorentini a casa, secondo la condizione di quei tempi, che non concedevano guari di profittare della vittoria, si rivolsero
- ↑ Componendo le braccia in croce sul petto. - Ogni verso è immagine.